LIBRO. A piè di Parigi, una storia d’altri tempi (di Stefano Rossi)

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IL LIBRO“La Bellezza di Parigi sta nella consapevolezza che chi l’attraversa, finanche lungo le vie meno battute, sa di ritrovare quella sua poetica e sognante eleganza sempre… e mai e poi mai sarà abbandonato, confortato come dentro l’abbraccio di un immenso teatro”.
E’ il prologo che dà inizio al romanzo breve “A piè di Parigi” (disponibile solo in formato ebook) scritto dall’esordiente Stefano Rossi, autore pesarese, e pubblicato nel Febbraio 2013 dalla casa editrice Giuseppe Meligrana Editore di Tropea. Reperibile nelle maggiori librerie on-line nella categoria ebook.

Siamo nella Parigi del 1929, e tutto il fascino della capitale francese è a disposizione del più discreto passante, se questi, a sua volta, non ne tema le lusinghe e si lasci trasportare dal richiamo velato che potrebbe nascondersi dietro l’angolo di ogni boulevard. Il giovane protagonista, Julien, giunto dalla non lontana Marsiglia assieme l’amico pittore Michel, non è affatto sordo a questi tipi di richiami. La curiosità scaturita da un’avvenente donna sconosciuta, seduta sola in un Caffè, è solo l’ouverture di un componimento letterario che proseguirà prima leggero, poi agitato, avanzerà con fuoco, e ancora slancio e passione, seguitando in un vortice di tensione con il quale, i due principali protagonisti, Lucie (la donna del Caffè) e Julien, dovranno in ogni modo scontrarsi, legati dal perseguimento di uno scopo comune.
Una storia d’altri tempi raccontata con uno stile e un intreccio cari ai vecchi feuilleton (o romanzo d’appendice), genere in voga dal XIX secolo sino agli inizi del secolo successivo.

Un’analisi intima dei personaggi e dettagliata delle scene, costituirà il fulcro portante dell’intera narrazione. Materiale necessario per comprendere a pieno il messaggio finale: la vittoria degli istinti più segreti dell’uomo, a scapito di una ragionata padronanza di sé.

All’autore, Stefano Rossi, abbiamo chiesto com’è nato il suo libro.

“Il libro che ho scritto è un sogno mentale con un’ossatura autobiografica, come accade in gran parte della narrativa. Ma in realtà la cosa è andata da sé. Ho pescato situazioni e accadimenti dal mare delle mie esperienze personali, travestendoli o tramutandoli in scene immaginifiche vicine ai sogni che mi porto dentro. Sogni nati e alimentati da quei certi Misteri di Parigi, per dirla alla Eugène Sue; da quella Festa Mobile, per dirla alla Ernest Hemingway; da quei vagabondaggi cittadini cari a Victor Baton, protagonista del romanzo “Mes Amis” di Emmanuel Bove (incomprensibilmente sconosciuto ai più), e via dicendo all’infinito…

Accadeva in certi punti, abbandonandomi, che mi chiedessi: cosa ti piacerebbe avvenisse adesso? come vorresti si comportasse la tua Parigi?”

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