Falsi amici in francese: attenzione alle trappole del vocabolario!

Vivere a Parigi ha tanti vantaggi, tra cui l’opportunità quotidiana di scoprire quanto il francese e l’italiano, pur simili all’apparenza, possano riservare insidie linguistiche. Uno degli ostacoli più comuni per chi impara il francese sono i cosiddetti “faux amis”, cioè parole che sembrano identiche o simili all’italiano ma hanno significati diversi.
Vediamone alcuni tra i più subdoli: fidatevi, molti italiani ci cascano!
Le parole dall’apparenza ingannevole
- Amant: non indica un semplice appassionato, ma un amante nel senso… extraconiugale! Se volete dire che amate l’arte, dite passionné d’art, non amant d’art!
- Parent: attenzione, in francese significa “genitore”. Se parlate di vostri parenti in senso più ampio, meglio usare membre de la famille.
- Chef: sì, può essere un cuoco (da cui il nostro “chef stellato”), ma più spesso significa capo, dirigente. In azienda, il chef de projet non cucina.
- Collège: nulla a che vedere con i collegi italiani. In Francia è semplicemente la scuola media.
- Pain: non è una tragedia, ma… una baguette! In francese indica il pane, non il “dolore”.
- Blesser: sembra un atto sacro, ma in realtà vuol dire ferire o fare male. Se qualcuno dice Je me suis blessé, non aspettatevi una benedizione.
Parole della quotidianità
- Commander: significa ordinare, ad esempio al ristorante. Non equivale a “comandare” nel senso autoritario (tranne che in contesti militari).
- Courses: sono le spese, la spesa al supermercato. Niente a che vedere con le “corse”.
- Café: sì, è il caffè, ma è anche il locale dove lo si beve — un bar insomma. Quindi je suis au café vuol dire che sei seduto a bere, non che sei dentro un espresso!
- Magasin: suona come “magazzino”, ma in realtà è un negozio. Il magazzino, nel senso italiano, è piuttosto un entrepôt.
- Notice: se la trovate in una confezione, non è un avviso, ma un manuale d’istruzioni.
- Rentrée: non è un generico “ritorno”, ma specificamente l’inizio dell’anno scolastico o lavorativo dopo le vacanze.
- Terrasse: non solo una terrazza, ma spesso un patio o spazio all’aperto davanti a un bar o ristorante.
Trappole semantiche
- Location: no, non è “posizione”. Vuol dire affitto o noleggio. Se cercate la posizione geografica, parlate di emplacement.
- Figure: non è una “figura” come la intendiamo noi (grafico, disegno, forma geometrica), ma piuttosto il viso, la faccia.
- Confusion: non si riferisce al disordine, ma all’imbarazzo o a uno stato mentale di incertezza. Il caos si dice désordre.
- Grosse: significa grassa, non “grossa” nel senso generico. Non molto elegante da dire, in ogni caso.
- Envie: indica il desiderio, la voglia, non l’“invidia”. Se avete voglia di qualcosa, dite j’ai envie de… senza sentirvi troppo peccatori.
Oggetti e luoghi
- Cantine: significa “mensa”, non “cantina”.
- Cave: indica una cantina e non una “cava” come luogo di estrazione.
- Pièce: è una stanza o anche una moneta/pezzo. Non una “pezza”!
- Chair: niente a che vedere con le sedie! In francese è la carne (umana o animale).
- Collant: non è colla, ma sono i collant, le calze. L’adesivo è colle.
- Figue: è il fico, il frutto, non un aggettivo colloquiale come in italiano.
Bevande e dolci
- Alcoolisée: è una bevanda alcolica, non una persona ubriaca o dipendente. Quella è alcoolique.
- Confiture: la marmellata, non i confetti! I dolcetti si chiamano bonbons o dragées.
- Panne: niente panna montata! Una panne è un guasto, spesso dell’auto o di un dispositivo.
Affari e denaro
- Affaire: in Francia può essere un affare economico, ma anche un caso giudiziario, uno scandalo o una questione delicata.
- Abus: si usa molto per indicare un uso eccessivo, non necessariamente una violenza. Ad esempio abus d’alcool.
- Argent: è il denaro, non l’argento come metallo (che si dice comunque argent, ma nel contesto giusto).
- Monnaie: si riferisce ai resti o piccoli spiccioli, non solo alla valuta.
- Vente: è la vendita, non ha nulla a che vedere con il “vento”!
E infine…
- Passer un examen: vuol dire sostenere un esame, non superarlo! Se lo superate, dite réussir un examen.
- Voler: significa rubare o volare, ma non “volere”. Occhio ai malintesi: je veux è molto meglio se avete desideri innocui.
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